Dicono  che dobbiamo ricordare perché quel che è accaduto non accada più. Dico  che dobbiamo ricordare con maggior sforzo perché le cose stanno  capitando ancora e sempre di più, in una società che ha perso non solo  la memoria, ma peggio la civiltà.
Passano e ripassano i  corpi smagriti dei sopravvissuti di Auschwitz o il suo cancello. Inutile  negare i brividi e l’incredulità che ci portiamo addosso da sempre, noi  che la storia l’abbiamo studiata o che siamo stati fermi e attenti a  sentircela raccontare, o che abbiamo avuto il coraggio di vedere e  rivedere i film o di leggere i libri che spesso meglio hanno saputo  raccontare. Credo che nessun ragazzo che oggi ha partecipato alla  “giornata della memoria” riuscirebbe mai a sentirsi immune dal  rabbrividire.
Ma se la storia, nel corso degli anni  continuerà ad essere edulcorata, rivista e corretta, allora non solo è  una giornata che non serve, ma è una giornata a metà. Si sbaglia persino  il principio di questa memoria che dovrebbe portarci al mondo migliore,  alla società civile e giusta: ricordare perché non accada più, mentre  invece lasciamo che accada, ancora e ancora, messi quasi al sicuro da  l’aver ricordato oggi – a metà.
Non ne avrei nemmeno scritto –  l’ho sempre fatto – ma ho appena finito di leggere il discorso del  Presidente Napolitano, di solito molto attento oggi troppo misurato, che  non so come abbia fatto a non nominare nemmeno una volta il fascismo. I  nazisti, i sovietici, i regimi totalitari, c’erano tutti con i loro  crimini e con i loro orrori, ma non c’erano i fascisti. Nel giorno della  memoria, evidentemente smemorata.
Gli ebrei italiani  furono soggetti alle leggi razziali imposte dal fascismo. Questa è la  storia che forse, ora che il fascismo governa è bene non ricordare,  nella giornata della memoria, perché già il nostro paese si arrabatta  tra uno scandalo e una altro, tra una ruberia e una miseria, tra un  rinvio a giudizio e una condanna passata in giudicato. Allora, forse è  bene ricordare a metà, che non ci sia altro da discutere in questi  giorni di fermento politico, pilotato da una forza politica populista e  nazifascista che è riuscita a creare in Italia qualcosa di molto simile  ai lager: i CPT. Campi di Prigionia Temporanea, dove nessuno può  entrare, dove si mangia poco e male, perché non ci son soldi o perché  chi ha gli appalti delle mense, i soldi se li ruba e spartisce,  lasciando che il Prigioniero Temporaneo si arrangi come può, o che  decida di ammalarsi con uno sciopero della fame.
Se  avessimo sfruttato la memoria, se avessimo ricordato, come stato civile e  colpevole di aver mandato a morte migliaia e migliaia di persone, non  avremmo mai permesso che il tizio che ci governa si accordasse con  Gheddafi per mandare in Libia, condannandoli a morte certa, i nuovi  ebrei che ci consegna il mare.
Furono i fascisti italiani a  far rinchiudere nei lager i nomadi e gli omosessuali, e se dobbiamo  ricordare perché questo non avvenga più, allora è bene spiegare alle  nuove generazioni che non sanno, che accade ancora. I nomadi sono poco  tollerati, scacciati dai loro accampamenti, e il Parlamento Italiano ha  dato mandato ai sindaci italiani di poter attuare dieci anni dopo il  2000 i pogrom, addirittura usando l’esercito. Gli omosessuali, sono  ritenuti dalla Santa Chiesa Romana degli esseri minori, scacciati dal  tempio, usati come monito contro Satana, o peggio pestati, massacrati e  violentati dai branchi, come appena accaduto a Trento.
E allora, me ne sto qua, a ricordare. Tutto quello che mi aiuta a comprendere perché dovrò ricordarmene anche domani.
Rita Pani (APOLIDE)

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